27/11/2024

Saṅkalpa: l’esercizio dell’intenzione

Saldarsi alle parole, non lasciarle uscire da sole,
non lasciarle orfane nel mondo,
ma legarle al respiro, al cuore pensante, alla riflessione.”

(cit. Chandra Livia Candiani)

 

Saṅkalpa significa “pensiero intenzionale”.

Dal sanscrito san – connessione con la verità più elevata (Dharma, equilibrio, spiritualità) e Kalpa che significa voto, idea, intenzione, un’idea di trasformazione interiore che non riguarda desideri egoici.
Ovidio ha scritto:“ Verum velle parum est” , di buone intenzioni è lastricato l’inferno.

L’essere umano è in grado di formulare nella mente intenzioni magnifiche ed è altrettanto bravo a non portarle a termine. Non è semplice creare un’intenzione e farla diventare realtà!

Ancor di più quando si tratta di saṅkalpa, non una semplice intenzione dettata dall’ego, ma un proposito di crescita personale e spirituale che ci porti ad essere individui sempre più in equilibrio con l’armonia dell’universo (dharma).

Costruire il proprio saṅkalpa

Costruire il proprio saṅkalpa significa dare forma e radicare in profondità nel cuore e nella mente, ad un intento elevato, un lavoro interiore di crescita che ci porterà inevitabilmente a scontrarci con i nostri limiti e con il mondo che ci circonda.

Costruire la propria intenzione implica guardare in profondità dentro di noi e capire su cosa è possibile lavorare per elevarci spiritualmente come esseri umani che fanno parte di un mondo e che con il mondo si relazionano costantemente. Significa guardare in faccia limiti e difetti e tracciare un percorso di trasformazione.

Per questo, quando e se decidiamo di intraprendere questo esercizio, dobbiamo cercare di essere realistici e dobbiamo formulare una frase breve e chiara così da poterla ricordare con facilità.

L’intenzione deve essere rivolta al miglioramento di sé in relazione con le leggi che regolano l’equilibrio del mondo. È quindi una scelta rivolta al bene non solo personale ma e soprattutto collettivo.

Per creare il nostro saṅkalpa dobbiamo quindi iniziare un’indagine interiore e il primo passo può essere imparare ad osservare le nostre azioni, i nostri pensieri e le parole che utilizziamo in relazione a noi stessi e al mondo che ci circonda.

Osservare con distacco, come se fossimo semplicemente dei testimoni esterni che non giudicano, ci insegna a comprendere quali sono i nostri meccanismi radicati di risposta, è davvero un lavoro incredibile che dona una visione di noi stessi che man mano si rinnova.

Una volta individuati non solo i nostri limiti, ciò che vogliamo superare e migliorare, ma anche il nostro ambito di interesse, per esempio diventare più gentili, imparare a non farci travolgere dalla rabbia, o limitare la violenza nelle parole, pensieri e azioni, possiamo iniziare a dare forma al saṅkalpa.

Troviamo per prima la nostra intenzione spirituale, cerchiamo, attraverso la meditazione, le giuste parole, le parole sono importanti e hanno sfumature diverse, così come la punteggiatura e l’ordine delle parole stesse nella frase.

Sediamo in una posizione comoda e lasciamo decantare le sensazioni che riguardano il nostro intento, le parole ci troveranno e daranno al pensiero la forma:
Che sia una frase chiara, breve, facile da recitare e da tenere a mente!
Che sia in equilibrio con Ahiṃsā (non nuocere)!
Scegli parole gentili e positive!

Scegli un’intenzione fattibile, alla tua portata, sarebbe bello salvare il mondo, ma iniziare da qualcosa di più semplice ci aiuterà a portare a termine il nostro proposito, così da poterne poi attuare degli altri! Decidi quando iniziare e quanto tempo ti concedi per raggiungere il tuo intento. L’esercizio pratico sarà poi quello di meditare sulla tua frase, radicarla profondamente nella mente e nel cuore, così che sia sempre presente anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni.

È una tecnica che comporta uno sforzo, per portare a compimento le buone intenzioni abbiamo bisogno di volontà, coraggio, disciplina e amore nei confronti del proprio cuore e del cuore degli altri. Ogni individuo dovrebbe avere a cuore la propria crescita spirituale, avere una predisposizione a questo, è un dono che non andrebbe sprecato. Come esseri umani abbiamo senza dubbio dei diritti, ma abbiamo anche dei doveri e personalmente credo che chi si trova ad avere una condizione propizia, abbia delle responsabilità maggiori nei confronti del mondo.

 

“Trovare un proprio punto d’appoggio nel mondo,
come fanno gli uccelli con i rami e lì trovarsi a proprio agio,
intonati al luogo e al momento,
e fare un dono agli altri.”

(cit. Chandra Livia Candiani)