23/06/2023

Ahiṃsā e la regola aurea del principio di reciprocità

Un principio di vita fertile, che porta ad una crescita spirituale, etica e in equilibrio con le leggi universali di giustizia ed equità!

Ahiṃsā in sanscrito, significa non nuocere, innocuità: un significato vasto di concetti ed estensioni!
In presenza di chi è consolidato nella non violenza, l’ostilità viene abbandonata.” (yoga Sutra II- 35)
Una persona salda nella mente pacifica trasmette all’esterno questa energia e contagia ciò che lo circonda!

IL PRINCIPIO DI RECIPROCITÀ

La reciprocità è una regola etica che si riferisce all’equilibrio tra diritti e doveri, per complementarità, i diritti dell’uno diventano i doveri dell’altro e viceversa. L’etica della reciprocità tra esseri viventi è il fondamento della dignità, della convivenza pacifica, del riconoscimento dell’altro e della preziosità di ogni vita!

ama il prossimo tuo come te stesso.” È chiamato il Grande comandamento.

Un rapporto di solidarietà, sostegno reciproco, compassione, empatia e amore nei confronti di ciò che ci circonda (tutto ciò che ci circonda: persone, animali, cose.) e, non meno importante “ama te stesso”. Quindi Ahiṃsā esprime, per estensione, il concetto di amore e comunanza con tutti gli esseri del creato.

Indica non solo una persona saldamente radicata nell’amore incondizionato, ma anche una persona che vive in assenza di paura, ovvero che non percepisce l’altro come una minaccia ma come una opportunità di crescita, curiosità, ascolto.

Attenzione però a non confondere questa visione non violenta della vita con una sorta di sottomissione. Ce l’ha insegnato bene il Mahatma Gandhi (Mahatma significa grande Anima)!

Satyāgraha (insistenza per la verità) è il nome sanscrito della resistenza civile, della lotta non violenta, della resistenza passiva, è la teoria etica e politica elaborata da Gandhi e ripresa nel mondo da molti altri come Nelson Mandela e Martin Luther King. Ma per amare il prossimo tuo come tre stesso, è necessario conoscere te stesso!

Chi sono io?

Svadhyaya è la pratica dello studio del sé, la contemplazione del sé, necessaria per conoscere profondamente le fluttuazioni della mente e l’origine delle nostre reazioni e dei nostri pensieri.

Chi sono? Da dove vengo? Dove vado?

Dharana, la mente che rimane concentrata su un unico punto, secondo lo yoga questa è la strada per poter arrivare a conoscere il nostro vero sé!

Con la pratica della meditazione, la contemplazione, con la mente focalizzata ( Ekāgratā – एकाग्रता), è così che impariamo a rimanere saldamente ancorati in Ahiṃsā. Ma anche l’esercizio dell’empatia, quel processo di immedesimazione e partecipazione emotiva alla base di ogni relazione fertile, alla base della compassione e comprensione.

Questo ci permette di prendere la giusta distanza dalle nostre paure, per poter trovare un modo diverso di vivere nel mondo, cercando di provocare meno sofferenza possibile! Per quanto possa sembrare un’utopia, credo che questa sia la via da perseguire se veramente vogliamo creare un mondo giusto, in equilibrio con la legge universale del Dharma.

Ahiṃsā in sanscrito, significa non nuocere, innocuità.

L’esercizio di Ahiṃsā (eliminare la violenza da pensieri e azioni) non è quello di eliminare il male, ma di conseguire il bene!

Ahiṃsā è uno dei principi fondamentali della pratica Yoga, sembra essere sottinteso che evitare di nutrirsi di animali sia parte della pratica, in quanto il nutrimento è anche ciò che siamo!

È però anche vero che la pratica non obbliga nessuno a fare scelte che non è pronto a fare, perché è un cammino, un percorso di crescita personale, le cose arrivano piano piano con la consapevolezza, altrimenti diventa una imposizione e non qualcosa di veramente sentito.

La pratica sul tappetino è un primo passo verso la realizzazione del principio universale di Ahiṃsā, perché ci insegna a rispettare i nostri limiti, a migliorarci con intelligenza e con la giusta attenzione e pazienza; come uno specchio, la pratica riflette noi stessi, più impariamo a conoscerci, meno paura abbiamo nelle nostre relazioni, meno paura significa la possibilità di esercitare una maggiore comprensione di ciò che ci circonda.

Namastè!